20070728

lettera mai scritta a Tiziano

Devo confessarti una cosa, di cui mi vergogno un pò ma in verità, profondamente, mi rammarico.

Ti ho conosciuto sulle pagine di un settimanale, di quelli che diciamo ti lasciano illudere sulla libertà di informazione, una breve colonna e una foto come quelle dei giornalisti sempre inviati in una qualche realtà altrove.
Un bianco e nero trasparente.
Come fosse di un fantasma che si insinua nei colori delle cose e del tempo, senza farsi notare.
Invisibile.
Nella rubrica "Se ne sono andati..." pochi giorni dopo la tua morte:

Tiziano Terzani.

Due piccole ante di carta, in un luogo qualsiasi della parola scritta, nascondevano un'altra vita possibile, un'esperienza di intensità profonda. Inimmaginabile.
Ma ti ho lasciato lì, su quel poverissimo addio di poche righe con una scheggia nel cuore.

Poi, un caso, ti vedo un giorno in tivvù, vestito di bianco seduto all'indiana tracciare un cerchio invisibile in aria, intorno a te, raccontando di un monaco zen.
E decido così di risalire su per la tua vita come si fa su un fiume inesplorato ma lento, guardandosi intorno, scrutando le sponde, con la certezza di correre rischi.

Leggerò tutto di te. Incontrerò luoghi che devo aver già visto e gente che certamente ho conosciuto, sentendone il brivido ogni volta addosso. L'anima di cose tue che ad ogni pagina si confondono con le mie. Inebriandomi. Disorientandomi.
Naufragandomi, fino a percepire la cosciente spaesatezza della clessidra che scorre.
Di un tempo che scade.

Vorrei arrivare alla sorgente... e quando accadrà, quel fiume lo discenderò.
Ancora. Per guardarlo all'inverso.

Non so come ringraziarti per avermi vissuto, fin qui.

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